La battaglia della Patria

[Davide Colosimo]

Venezia, Piazza San Marco

Certo! Queste ore ti staranno stremando, lo vedo. Ti chiedo di tenere duro, non arrenderti. I tuoi figli hanno bisogno di te e tu dei tuoi figli. Sono passati secoli, eppure sei ancora tanto bella quanto generosa. Mia dolce madre, continua a cullare i tuoi figli tra le tue forti braccia, continua a riscaldarci con la tua coperta blu del mediterraneo. Come si dice: ne è passata di acqua sotto i tuoi ponti. Quanti fiumi ti hanno percorso da capo a piedi! E soprattutto per quanto tempo? Dalla magna Grecia e i suoi filosofi, alla Roma imperiale. Dalla nascita di Cristo allo statuto Albertino, dalle guerre agli allori, dalle gioie alle catastrofi. Cara madre patria, è tuo figlio che ti parla, uno tra sessanta milioni. Inconsapevole e impaurito ti chiedo cosa sta accadendo? È una pandemia?
Permetterai che la malattia si espanda ancora così rapidamente in tutto il mondo? I nostri “vecchi” saggi muoiono, i nostri bambini sono intubati ed hanno bisogno di ossigeno, i nostri medici esausti si addormentano ovunque trovino un appoggio per riposare.
Ad affliggerci questa volta non è un nemico munito di spada, fucile o bombe, ma è un nemico più piccolo di un Micron, eppure sta uccidendo centinai e centinai dei tuoi figli, Italia.
L’impercettibile batterio chiamato Covid-19 costringe i tuoi figli a segregarsi in casa, eppure il nemico, come si dice, non è alle porte. Le tue piazze sono nostalgiche dei viandanti e del vociferare dei mercati, mentre gli ospedali sono colmi di pazienti in cerca di aiuto.
Si parla molto di ciò che sta accadendo: il virus arriva dai pipistrelli, i primi infettati sono i Cinesi, questo popolo infetterà il mondo, il virus è stato creato in laboratorio, è guerra, ci sarà un’invasione aliena, alcuni stati non prendono adeguati provvedimenti sul Covid-19.
È giusto che ognuno dica la sua ma ciò che è certo come dice lo psicologo F. Morelli “In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l’unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunità, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro. Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci.
Perché con il cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto.
Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo.