Ungaretti e Coronavirus: Non gridate più, una richiesta disperata.

[Sergio Cerra]

Recentemente mi sono imbattuto in una lirica di Giuseppe Ungaretti, poeta centrale nella letteratura italiana, e non ho potuto far altro che rimanere impressionato dalla forza e dall’attualità di tale lirica, che in un momento come questo risulta essere un appiglio di speranza. Si tratta di “Non Gridate più”, opera estratta dalla raccolta “il dolore”, pubblicata nel 1947.

Come amo pensare le liriche, l’arte, qualsiasi forma di espressione umana, riesce a smuovere gli animi, e risulta essere più facile contestualizzare tutto, vedere le cose con occhi diversi, veri. Socrate usava i miti, l’arte della maieutica: io voglio regalarvi degli spunti di riflessione, e provare a far “partorire le vostre menti”!

Giuseppe Ungaretti

“Non gridate più.”

Cessate d’uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.

Hanno l’impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell’erba,
Lieta dove non passa l’uomo.


Come si può ben notare, la poesia è divisa in due parti ben distinte. Nella prima parte il poeta invita i superstiti a rispettare la memoria dei caduti durante il tragico conflitto. La seconda quartina è invece dedicata alla rappresentazione dei caduti in guerra, il loro silenzio (l’impercettibile sussurro) si contrappone in modo drammatico alle grida dei vivi.

L’intera lirica si basa sul contrasto tra i vivi e i morti, tra la vita e la morte: al gridare di coloro che sono in vita si contrappone l’impercettibile sussurro dei caduti in guerra. Ungaretti vuole invitare tutti a mettere da parte gli stupidi ideali politici che regnavano ancora nel dopoguerra, e lo fa attraverso il sussurro dei martiri. Il messaggio dei morti viene accostato all’immagine vitale del crescere dell’erba, che si contrappone a sua volta all’odio e alla violenza che si protrae nel mondo dei vivi (“uccidere”, v.1, “perire”, v.4).

Ungaretti lascia così un messaggio forte e chiaro, ma paradossale: Ai morti si associa un messaggio vitale e speranzoso, ai vivi invece la violenza data da distruzione e morte.

La lirica Ungarettiana come sempre smuove l’animo di chi la legge, e lo mette di fronte alla cruda realtà. Dopo l’odio e l’orrore dati da ideali frivoli e nazionalisti, gli uomini, accecati da vittoria o sconfitta, continuano sprezzanti e indifferenti sulla scia dell’odio, e gli anni del post guerra si rivelano essere dominati da violenza e dolore.

Ungaretti vuole lanciare un messaggio forte e chiaro… Bisogna rispettare coloro che sono caduti in guerra, bisogna rispettare coloro che hanno dato la vita per la propria patria e i propri compagni. Egli invita gli uomini, accecati da interessi di parte, ad ascoltare i sussurri di coloro che per questi ideali hanno dato la vita.

E mai come allora è possibile fare un paragone con la situazione odierna… Troppo spesso, nonostante l’emergenza Coronavirus vedo fazioni politiche e governi interi scontrarsi ognuno per la propria fetta di torta, invece di unire le forze e fermare i contagi. Ma non solo, una marea di persone, forse indifferenti, forse incoscienti, non rispettano quelle semplici regole per poter fermare questa emergenza, e quindi, continuano “a gridare”, non coscienti del male enorme che stanno provocando.

Forse ognuno di noi dovrebbe rileggere le liriche dei grandi poeti del passato, e capire cosa importa davvero, come agire negli interessi propri e di tutti; d’altronde la politica più genuina, intesa in senso platico, è definibile come fare il “bene di tutti”. E per tutti coloro che sono lì fuori, nonostante tutto, perché “più furbi”, vi prego, pensate a tutti quelli che si sono tristemente spenti, a tutti coloro che vigilano in strada, coloro che nonostante tutto lavorano, i medici, paladini di questa società moderna, e se non basta, se non vi importa, pensate a vostra nonna, vostra madre, vostra zia… Vi prego di pensare a questo: quando si presenta in testa, come un fulmine a ciel sereno, il desiderio irrefrenabile di uscire da questa prigionia: pensate alla tragedia che può scaturire da quella semplice passeggiata… Non è per niente facile, ma dobbiamo farlo, assieme.

E ai politici, i capi di governo, coloro che hanno influenza nel mondo, e hanno più possibilità di contribuire: siamo davanti a una crisi di portata globale: per favore, dimenticate i vostri interessi, allargate la vostra visione a livello mondiale, qui si vince o si perde insieme… Abbiamo lottato sempre tra di noi nel corso della storia, ma davanti a crisi globali come queste possiamo solo stringere i denti e combattere tutti insieme.

E ora i versi di Ungaretti rimbombano come un monito verso la popolazione mondiale: “non gridate più, non gridate”, mettete da parte le vostre ideologie malsane, e iniziamo a far fronte al problema insieme, rispettiamo le vittime del contagio, uniamoci: nessuno si salva da solo.

I camion militari impegnati nel trasporto dei corpi delle persone morte a causa del coronavirus, come in guerra.