Il senso di responsabilità e la libertà individuale

[Benedetta Cerra]

Il senso di responsabilità è una cosa che accompagna l’uomo in ogni attimo della sua vita; oggi più che mai abbiamo compreso quanto sia importante che ognuno faccia la sua parte al fine della pacifica e benevola convivialità. Negli ultimi tempi, a causa del tanto odiato lockdown, tutti abbiamo sentito lesa, anche se in parte, anche se per la nostra tutela, il nostro diritto alla libertà, comprendendo e apprezzando le cose che potevano apparire scontate. Il fattore scatenante del virus pare essere ancora sconosciuto, ma nonostante ciò ritengo sia stato lanciato un messaggio molto importante che non dovremmo mai più dimenticare, anche se l’inettitudine del genere umano, che traspare dai disastri naturali di cui si è visto creatore, non lasciano molto spazio alla mia fiducia. Secondo Aristotele la memoria, il ricordo, si sviluppa mediante l’esperienza, per cui avendo avuto prova della possibilità di risanare la madre terra, di tornare indietro anche quando c’era stato detto che non fosse più possibile, dovrebbe darci ricordo del potere che abbiamo nelle nostre mani e rimanere ben impresso. Perché è proprio qui che ritengo che responsabilità e libertà siano strettamente collegati, nelle piccole, come nelle grandi cose: se non mi prodigo alla salvaguardia del pianeta su cui vivo, bensì contribuisco alla sua distruzione, come potrò pretendere la libertà di passeggiare tra i boschi o respirare senza delle maschere? Non mi è ancora ben chiaro se la mia attitudine ad essere severa sia data da una sorta di pessimismo leopardiano o da una grande fiducia nell’uomo, viste le sue capacità potenzialmente immense; nonostante ciò finisco sempre per guardare il mondo con un lieve sorriso di sdegno che suscita in me una considerazione: come può un uomo dar vita a delle cose capaci di creare delle così profonde emozioni quali opere d’arte come il Guernica di Picasso, la nascita di Venere di Botticelli, Amore e Psiche di Canova, e poi un uomo, della stessa sostanza del primo, creare delle cose così terribili, capaci della distruzione collettiva? Gli Stoici pensano che ogni cosa faccia parte di un sistema intelligente di cui non possiamo controllare la completezza; rivelano però la possibilità che l’uomo ha di avere il pieno controllo delle proprie azioni nell’istante presente, arrivando perciò ad un enunciato molto importante che possiamo adattare al nostro caso: se l’uomo decide di agire in ogni istante della sua vita responsabilmente, riuscirà a governare anche quelle cose che sono apparentemente incontrollabili. Ed è qui che mi viene da pensare al De officiis di Cicerone, un libro in cui lascia in eredità al figlio il rapporto tra onesto e utile, spiegando come essi non potranno mai entrare in conflitto in quanto le cose necessarie (utili), saranno sempre oneste poiché necessarie per tutti; la ricchezza da sogno americano verso cui tutti propendiamo, anche a discapito del pianeta, degli affetti, non è una cosa onesta, in quanto non è indispensabile. Questa mia constatazione non vuol essere un rimprovero per le persone che aspirano ad una vita fatta di lussi, vuole soltanto essere il risultato di una riflessione: ne vale davvero la pena? Probabilmente un uomo non vive così a lungo da vedere il risultato della sua impronta sul pianeta, ma di sicuro ha delle grandi responsabilità in merito ai cambiamenti che spostano l’asticella della gravità del problema ogni giorno più in là. Io ho la responsabilità, in quanto progenitore di un chissà quale governante del futuro, di lasciare a lui in eredità un pianeta quanto più verde e prosperoso possibile, di lasciargli il diritto di avere la libertà di vivere una vita di aria pulita, così come ho potuta viverla io… che può sembrare così banale. Questa pandemia ha voluto darci un messaggio importante; la Terra non riesce quasi più a contrastare la distruzione che l’uomo per ingordigia, per inconsapevolezza o per chissà quale motivo ha creato, ma con il fermare questo processo abbiamo, senza saperlo, visto innescarsi il meccanismo inverso. Io sono forse troppo pessimista, o purtroppo semplicemente realista, per credere che l’uomo cesserà di sfruttare il pianeta a suo vantaggio, è davvero improbabile, basti pensare che la sua ingordigia è così grande da sfruttare gli stessi uomini per la sua causa; nonostante ciò ritengo che una volta vista essere portata via la propria libertà, il singolo abbia temuto così tanto di perderla per sempre, che quella vita così surreale potesse diventare l’eterna quotidianità, si impegnerà, per lo meno mi auguro, a prendersi le proprie responsabilità in quanto parte di un’enorme collettività interattiva. Probabilmente ciò che ho scritto può sembrare presagire la fine del mondo, l’uomo distruttore del pianeta, ma ritengo si tratti di un problema reale per cui ognuno di noi ha una fetta di responsabilità. La Terra ha voluto dirci che il processo è ancora reversibile, perché portarlo sul punto di non ritorno? La costituzione cita tante libertà, beh secondo me dovrebbe essere inserita anche il diritto alla libertà di vivere in un mondo pulito, ma forse questo andrebbe contro gli affari degli investitori e i proprietari di fabbriche ultra inquinanti, beh forse non hanno potuto inserirla proprio per questo… ciò che voglio dire è che dopo questa situazione extra-ordinaria di quarantena che abbiamo vissuto, allo sbloccarsi, anche se per un minimo, della situazione, io sono subito andata nei boschi del Reventino per poterne guardare i pini con gli occhi innamorati di sempre e ringraziare che fossero ancora lì. Il mio desiderio è che l’uomo si faccia carico delle proprie responsabilità e inizi ad apprezzare quello che i nostri antenati hanno venerato come dono del Cielo.