“Parasite” di Bong Joon-ho – Uno sguardo verso i bassifondi

[Emanuele Lo Faro]

La crescente globalizzazione in atto sta contribuendo a portare a noi occidentali molte delle opere prima reperibili solo in Oriente, nonostante tutto ciò, dall’Oriente ci arrivano soprattutto fumetti, film e serie di animazione e il cinema è una realtà che difficilmente riesce a pervenirci se non per un paio di personaggi cult diventati icona nell’immaginario collettivo come Bruce Lee o Godzilla. I film d’autore fanno quindi fatica ad emergere ed il caso Parasite insieme a pochi altri, tra cui lo stupendo Old Boy, è un’eccezione che conferma la regola. Il film poco dopo l’uscita ottiene subito un buon successo anche oltre Oceano e si conquista subito lo status di “piccolo capolavoro di nicchia”. La consacrazione definitiva avviene poi tra i Golden Globe e l’Oscar di quest’anno in cui vincerà il premio come miglior film contro la concorrenza di Tarantino e Mendes, scelta che ha diviso il pubblico ma che ha fatto anche esplodere il successo della pellicola. La trama del film segue da vicino le vicende della famiglia Kim, poverissima, composta dal padre Ki-taek, la madre Chung-sook, il figlio Ki-woo e la figlia Ki-jeong. Tramite il sussidio di disoccupazione e piccoli lavori part-time riescono a raccogliere il necessario per vivere, ma vivono in un piccolo appartamento seminterrato. La svolta avviene quando Min-Hyuk, amico di Ki-woo annuncia di dover andare a studiare all’estero, e affida proprio a Ki-woo il suo lavoro di insegnante di inglese privato per Da-hye, la figlia della ricca famiglia Park. Ki-woo nonostante non sia un universitario, grazie alla raccomandazione dell’amico riesce a ottenere il posto e notando come la famiglia si fidi particolarmente delle raccomandazioni, studia un piano per introdurre tutta la famiglia all’interno della casa a lavorare per loro. Quindi raccomanda per prima la sorella nascondendo la loro parentela e spacciandola come insegnante d’arte affermata, poi tramite vari stratagemmi fa licenziare l’autista e la governante della famiglia sostituendoli con suo padre e sua madre. Fino a qui il film si mantiene sui toni tipici della commedia, lo spartiacque è una gita della famiglia Park che lasciano la loro casa alla madre di Ki-woo che ne approfitta per far entrare tutta la famiglia. Da qui i toni e le inquadrature si incupiscono, rendendo il ritmo del film sempre più serrato, tramite una serie di colpi di scena che culmina nel finale, totalmente inaspettato e spiazzante. Il tema principale affrontato nel film è quello della lotta di classe, non diretta, ma velata insediandosi dall’interno, e allo stesso tempo è la dimostrazione di come non esista neanche questa lotta poiché il desiderio dei protagonisti è proprio raggiungere la condizione dei potenti del film, mantenendo però la furbizia e l’intelletto che li contraddistingue e per raggiungere tale scopo sono anche disposti a sottomettersi totalmente a una famiglia ricca svolgendo lavori all’interno della loro casa. Man mano che si va avanti nella storia però si pone l’attenzione sull’odore dei protagonisti sentito dal signor Park che lo trova disgustoso e che quasi li smaschera nella loro condizione di povertà. Nonostante egli abbia molto rispetto per Ki-taek, sembra quasi che sviluppi una sorta di “razzismo inconscio” per via di quest’odore, di questo proprio Ki-taek si accorge ed è una delle cause che porta al colpo di scena finale. Vi è anche una grande evoluzione riguardo all’approccio che assumono i protagonisti riguardo la vita, ad inizio film per uscire dalla loro condizione basano tutto su un piano in cui non sono presenti buchi o imperfezioni, tuttavia dopo una serie di imprevisti questa visione si trasforma e viene posta un importante riflessione in un dialogo tra Ki-taek e suo figlio il cui il padre dirà “Sai qual è il piano che non fallisce mai? Non avere un piano”, questo segna un importante cambiamento nella mentalità di due personaggi che fino a quel momento si erano affidati completamente al proprio metodo senza aspettarsi neanche lontanamente un cambiamento. In conclusione per me il film riesce a unire bene azione, suspance, humour e una profonda caratterizzazione dei personaggi in cui non vi sono personaggi buoni e cattivi a priori, bensì persone che agiscono in base alle proprie necessità, ciò rende tutti i personaggi del film in parte innocenti e in parte colpevoli.