Riflessione personale sul COVID-19

[Sara Giò Folino]

Purtroppo da un po’ di tempo la nostra vita è cambiata completamente; più che cambiata,sconvolta.

Già dallo scorso dicembre abbiamo sentito continuamente parlare di un virus chiamato SARS-COV-2, abbattutosi su Wuhan, in Cina. Questo virus di origine ancora sconosciuta o almeno non del tutto chiara (si pensa sia di origine animale o nato da un esperimento in laboratorio) si è diffuso in maniera velocissima portando molti contagi e di conseguenza anche molte morti, soprattutto tra persone anziane e con precedenti problemi respiratori.

Inizialmente tutti hanno sottovalutato la pericolosità di questo virus che, in poco tempo, si è fatto spazio, tra gennaio e febbraio, tra la popolazione mondiale. Le misure restrittive sono partite in Italia, quando la situazione, specialmente al nord, era ormai irreversibile.

Personalmente avevo capito la situazione già da quando il virus era presente solo in Cina, non perché fossi ipocondriaca ma per riflessione, presa di consapevolezza. Ho avuto molte discussioni con persone, amici, anche insegnanti che la pensavano in maniera differente dalla mia e non capendo la gravità di questa futura pandemia definendola una “semplice influenza”. In effetti non avevano tutti i torti; Il virus infatti è di base influenzale, i sintomi sono molto simili a quelli dell’influenza ma quello che non si era ancora capito è che nei casi più gravi può richiedere addirittura la terapia intensiva o causare la morte. Inoltre, la complicanza più assoluta è sicuramente quella dell’inesistenza di un vaccino contro il COVID-19 poiché virus totalmente nuovo e di conseguenza sconosciuto.

Il pericolo maggiore di cui risentiamo tutti in ugual modo è la sua contagiosità. Infatti questo virus può essere contratto tramite il contatto con persone infette o con oggetti da loro toccati, per questo è importantissimo lavarsi le mani frequentemente e disinfettare tutto e soprattutto limitare i contatti con le persone e uscire il meno possibile e solo se strettamente necessario, cosa che non siamo stati capaci di fare autonomamente e proprio per questo ci ritroviamo ad essere così limitati.

Questa situazione è sicuramente così anche per l’egoismo umano, e ci sarebbero veramente tanti esempi da riportare, tra cui, a mio parere il più eclatante, l’inconsapevolezza e l’egoismo delle persone che abitavano nelle varie zone rosse di Milano, che, una volta che le attività scolastiche e lavorative sono state sospese, si sono messe in viaggio per tornare nei loro paesi natali, diffondendo il virus. Questo non è avvenuto per cattiveria, ma per egoismo; siamo nel XXI secolo e sicuramente l’individualismo regna sovrano nella nostra epoca. Non si possono giustificare queste persone incoscienti poiché lontane dalle famiglie perché tornando qui non solo hanno messo a rischio la loro vita e quella di persone sconosciute magari incontrate nei mezzi pubblici ma anche e soprattutto quella dei propri cari.

Ammetto che la vicinanza con i nostri cari sia importante e anche io ne avrei risentito. Ho sentito ancor di più la tensione e la preoccupazione per questo virus quando ho visto mia nonna che abita da tempo a casa mia tornare ad abitare sola a casa sua, da lì sono scaturiti molti altri pensieri e molta rabbia per chi con molta superficialità diceva “tanto il virus attacca solo gli anziani e chi ha già patologie”.  A causa del coronavirus infatti abbiamo perso quelli che sono la memoria del passato: gli anziani.
Come Foscolo ritenne la figura del poeta come colui che dà testimonianza del passato, del vissuto, richiama alla memoria gli avvenimenti; noi riteniamo ciò le persone anziane: sono la storia vivente, la memoria.

In questi giorni penso a tutte le storie raccontate da mia nonna, delle guerre, delle crisi e di tutto quello che ha vissuto ed è inutile negare che mi mancano anche quelle nonostante le dicevo spesso che ripeteva sempre le stesse cose. Un altro esempio può essere sicuramente un partigiano calabrese, Pasquale Brancatisano, chiamato “Malerba”, uno degli ultimi ancora viventi di 99 anni che ha mandato un messaggio di apprezzamento al Capo dello Stato in un video girato dai suoi familiari che è successivamente diventato virale nel web arrivando anche al Presidente Mattarella che lo ha telefonato per ringraziarlo. Molto commuoventi le parole scambiate tra i due, soprattutto quando anche il presidente Mattarella ha ringraziato questo partigiano per quello che fece durante la resistenza. “La ringrazio per quello che ha fatto, è stato molto importante. La nostra democrazia si basa sul vostro valore di allora di partigiani”. Frasi che mi hanno fatto capire l’importanza di esperienze passate vissute dagli anziani ma anche il valore del passato in sé, che non va mai dimenticato e chi lo ricorda meglio di chi lo ha vissuto?

Un altro esempio di egoismo, anche a livello personale, è sicuramente il momento nel quale è arrivata la notizia di chiusura delle scuole. Un pomeriggio di agonia aspettando la decisione del Governo, della ministra dell’istruzione Azzolina. Dopo che la scuola è stata chiusa che abbiamo fatto? Felici, siamo usciti a festeggiare dimenticandoci completamente il motivo e senza capirne le reali cause, salutandoci normalmente e facendo finta di non essere preoccupati quando si vedevano in giro le prime persone con le mascherine.

Stiamo vivendo una guerra e l’unica cosa che ci viene chiesta è quella di stare a casa, comodamente sul nostro divano anche a non far nulla se ci va. Ma, questo non lo abbiamo capito fino ad avere delle misure veramente restrittive che non ci permettono di spostarci nemmeno per prendere una boccata d’aria, ci sentiamo in gabbia e questo ce lo meritiamo, perché siamo prevalentemente incoscienti e altamente egoisti.

 Quarantena, da qui è iniziata a cambiare la nostra vita. Una parola, mille emozioni. Negative e positive. Passo delle giornate uguali l’una all’altra nonostante io tenti di tenermi impegnata il più possibile ma lo stare con noi stessi è la cosa più difficile, soprattutto in momenti come questi e soprattutto se le emozioni a prevalere sono lo stress e la preoccupazione. Pensando mi viene da piangere, soprattutto se il pensiero è rivolto al futuro. Non abbiamo certezze. Ma, al momento non abbiamo neanche scopi; Non penso più ad alzarmi la mattina per andare a scuola e discutere con i miei compagni di cosa faremo quest’estate, dei concerti e delle vacanze.

Inizialmente, sinceramente la quarantena non mi è pesata, anzi, è stata un valido motivo per recuperare serie tv, per riposarsi, per leggere tutti quei libri ammucchiati sul comodino. Ma, dopo un po’ inizia a mancare la normalità, ora non mi accontento più delle videolezioni, non mi accontento più di fare una videochiamata con i miei amici, voglio tornare alla libertà, voglio tornare ad avere dei contatti, dei veri contatti e tutto questo non è possibile. Ma in effetti, non so se definirla una punizione, una punizione per tutti i nostri comportamenti sbagliati. Abbiamo sicuramente sentito parlare dei coprifuoco che avvenivano durante la guerra o per esempio della SARS, ma sono stati argomenti che non ci hanno mai toccato più di tanto proprio perché ci sembravano lontani da noi, e ora invece? Li sentiamo ancora così lontani? Ora che questi avvenimenti sono diventati la realtà quotidiana tocca a noi decidere se cedere all’egoismo e buttarci nella disperazione o intraprendere un’altra strada e fare “il primo passo”. Se davvero questo virus è di origine animale dovremmo capire che siamo stati noi la causa non loro, l’egoismo dell’essere umano sulla natura, della sua violenza contro altri esseri umani. E, se questo virus per noi umani è una minaccia, per la natura è una fonte d’oro. L’inquinamento è ridotto, vedo ogni giorno da quando è iniziata la quarantena immagini di animali che si riprendono il loro territorio, a partire da delfini e a finire da volatili. Se prima la nostra maggior preoccupazione sul futuro riguardava la mancanza di lavoro o magari di ricercarlo all’estero ora non lo è più, ora il futuro è tutta un’incertezza. Tra ore passate davanti alla Tv o con videolezioni, pensiamo ad altro: un mondo in cui gli esseri umani possano vivere cordialmente tra loro e senza paura. Se rivogliamo la nostra libertà dobbiamo capire la sua importanza, l’importanza della vita in generale iniziando ad apprezzare di più anche le piccole cose che piccole non sono, come per esempio, il diritto all’istruzione. Possiamo essere migliori di così, meno egoisti e più empatici se davvero vogliamo qualcosa di  diverso per il nostro futuro. Quando tutto questo sarà veramente finito e potremmo tornare in classe, per le strade, i nostri abbracci ma anche solo i nostri confronti diretti saranno veramente autentici e le nostre azioni sicuramente più responsabili, io ci credo, credo in un futuro migliore e solo con una nostra presa di consapevolezza andrà tutto bene.